IL CURIOSO INCONTRO DELLE PARALLELE

È una raccolta di racconti scritta al cinquanta per cento con Maria Letizia Avato ed edita da Centro Studi Tindari Patti nel 2017.

Comprende i miei racconti : Reperti, Su in cielo, Progetto Artemidoro;

i racconti di Maria Letizia Avato: Anima sola, La storia di Sophie, Il testamento di Gilan, Il mio vuoto, La poltrona, Storiaccia, La goccia;

e il racconto scritto in collaborazione: La notte dell'Epifania (già apparso nella mia raccolta Storie da un modo oltre).

Alcuni di questi racconti sono stati premiati precedentemente in alcuni concorsi e apparsi sulle relative antologie.

 

Reperti

Apro questi appunti per riferire dell’insperato ritrovamento di alcune centinaia di reperti nella zona desertica chiamata Degli Angeli, sotto cui giace l’antica città chiamata appunto Gli Angeli, di cui è da poco cominciato lo scavo archeologico. I ritrovamenti si riferiscono a centinaia di scatole metalliche rotonde contenenti materiali altamente deperibili: lunghe pellicole arrotolate della lunghezza media di 3.000 metri che ad un esame più attento si ritengono risalire, con sufficiente certezza, al XX secolo dell’Era Cristiana, quindi oltre tremila anni fa. Si ritiene anche che queste lunghe pellicole, che al contatto con l’aria si sono purtroppo in gran parte sbriciolate, siano una testimonianza certa di quel fenomeno, tipico di quel secolo ormai lontano, allora denominato “cinema” e di cui tanto diffusamente narrano le cronache dell’epoca, e a cui finora non si riusciva a dare un preciso carattere. L’attuale ritrovamento, la cui inestimabile importanza si valuterà solo attraverso l’analisi metodica dei reperti, si configura comunque come fondamentale per lo studio di quella civiltà e di questa tipica manifestazione della loro cultura che, allo stato attuale delle nostre conoscenze, era diffusissima su tutto il pianeta, nonostante la frammentazione politica che regnava allora, le enormi differenze economiche esistenti tra aree diverse e le continue guerre e distruzioni di massa variamente documentate.  

È con una certa emozione che mi accingo quindi a visionare questo materiale sperando di ottenere quelle informazioni sulla vita, i costumi e il livello di civilizzazione raggiunto in un’epoca tanto remota, e oserei dire, ancora primitiva, in cui si muovevano i primi timidi passi verso l’attuale Era Spaziale. [...]

 


La notte dell'Epifania

Caro amico, ti devo assolutamente raccontare ciò che mi è accaduto la notte dell’Epifania, un evento straordinario che in qualche modo ha cambiato il corso della mia vita. Come tu sai, io abito da solo, in una zona periferica della città, una stradina poco frequentata, ma pulita e decorosa, come si conviene a delle persone per bene. Dunque mi accingevo a trascorrere l’ultima notte delle feste natalizie in perfetta solitudine: un pasto caldo, qualche dolciume e la speranza di vedere in Tv un cartone animato della Disney. D’un tratto sento vibrare il campanello elettrico del citofono. Rispondo. Era una mia conoscente. Guardo fuori e la intravedo sotto un ombrello. La notte era da poco calata e faceva molto freddo, anzi già alcuni leggeri fiocchi di neve scendevano dolcemente e sulle macchine parcheggiate si era formato un sottile strato di polvere bianca, sulle strade invece ancora non aveva attecchito, ma lo avrebbe fatto se avesse continuato con quella lena. Le chiesi cosa desiderava: mi chiedeva se poteva salire su per festeggiare insieme la notte della befana. Una strana richiesta, anche perché non c’era fra noi quell’intimità che potesse giustificare una richiesta del genere. Comunque essendo io, come tu sai, persona ben educata, acconsentii; inoltre non lascerei mai, per nessun motivo, una donna a languire sotto la neve, al freddo. Aprii la porta di casa e l’attesi sul pianerottolo. Era molto infreddolita e si presentò con pacchettino che mi disse conteneva alcuni pasticcini farciti al cioccolato: una specie di dono della befana.  [...]



STORIE DA UN MONDO OLTRE

È una raccolta di racconti edita da Global Press Italia nel 2008, dopo essersi classificato terzo alla III edizione del Premio La Clessidra sempre nel 2008. 

Comprende i racconti: La biblioteca, Il sonno terminale, Fuori dalle parole,  ...o forse la morte,  La notte dell'epifania (scritto in collaborazione con Maria Letizia Avato), Ritmo-notte, I due Sam, L'ultimo canto, Poeti si muore.

Alcuni di questi racconti sono stati premiati precedentemente in altri concorsi e apparsi sulle relative antologie.

 

 

La biblioteca

   La Biblioteca sorge al centro dell’antichissima città di Adocentyn. È un edificio conico, enorme, massiccio, senza finestre, alto 193 cubiti reali e diviso in sei piani, interamente costruito con un marmo simile a quello italiano, sebbene nessuno abbia mai individuato donde esattamente provenisse. Un tempo infatti doveva essere bianco, di un biancore divino, si diceva, mentre oggi ha un tono poco definito che sembra variare, assecondando quasi la stagione e l’ora, da un grigio perlaceo a un ocra chiaro. Una leggenda di cui si è perduta la fonte narra che il marmo sia stato creato dal dio Nebu per rendere l’edificio immacolato e, appunto, divino. Naturalmente è una leggenda che tuttavia doveva servire a uno scopo: occultare la vera origine della costruzione e diffondere attorno ad essa il più fitto mistero. Scopo di fatto raggiunto in quanto nessuno finora è riuscito a decifrare con chiarezza alcunché. [...]



 

 


L'ultimo canto

Florio aveva ormai superato i quarantacinque anni. Viveva, solo da tempo, in una soffitta in un quartiere centrale di una grande città. L’arredamento era piuttosto scadente: un letto in legno vecchio e sfondato, una libreria, un tavolo e qualche sedia, una poltrona sdrucita ridotta praticamente a cuccia per il gatto, qualche vecchia stampa appesa alle pareti. Nella seconda stanza, più piccola, troneggiava un pianoforte. Era l’unica cosa di un certo valore che possedesse. Era stato prima di sua madre e prima ancora di sua nonna. Doveva avere quasi cent’anni quel mobile massiccio, nero, alto almeno un metro e sessanta e con i piedi a zampa di leone. La meccanica funzionava ancora perfettamente, a parte qualche cigolio sinistro, e Florio ne aveva una cura maniacale, inoltre lo accordava lui stesso diffidando di chiunque altro. I tasti erano ingialliti dall’uso e dal tempo, i pedali d’ottone completamente opachi. La sordina poi non si azionava attraverso un terzo pedale come nei moderni pianoforti, ma con una levetta posta sul lato destro della tastiera, il suono che però si sprigionava da quello strumento era davvero straordinario, i bassi profondi con gli armonici percepibili distintamente ad uno ad uno, gli alti, appena smussati, non avevano i picchi freddi di un pianoforte giovane, ma risuonavano argentini attraverso l’enorme cassa armonica. Per Florio non era solo un caro ricordo o un oggetto d’antiquariato (che tale poteva essere considerato), era soprattutto il suo strumento di lavoro. Si guadagnava infatti da vivere impartendo lezioni di pianoforte a ragazzini svogliati o a signore che non sapevano come impiegare il proprio tempo, ma Florio, ciononostante, lo faceva con passione. Era pur sempre un modo di non staccarsi dal suo monumento, era come servirlo, restargli fedele anche se l’insegnare musica non poteva che considerarsi un dignitoso ripiego per sopravvivere. Le sue ambizioni, non ancora sopite, erano ben altre.  [...]